Il Ronchettino
Via Lelio Basso, 7-9, 20142 Milano MI sito LombardiaBeniCulturali consultato il giorno 18/10/2022
|
Contesto |
Un’altra porzione di territorio meritevole di essere osservata è l’area dei Tre Ronchetti, la più antica e meglio conservata del quartiere. Si tratta di una zona cascinale risalente intorno al XV secolo. Una testimonianza straordinaria della Milano rurale.
|
L'origine del nome |
‘Ronchetto', infatti, già dal Medioevo indicava un luogo disboscato convertito in campo agricolo. La roncola era lo strumento usato in questi campi impiegato per ripulire i rami soprattutto della vite. È un attrezzo da lavoro importantissimo, la sua effige si trova anche in araldica, spesso associata al disegno di uno o più grappoli d'uva; lo si trova negli stemmi dei possidenti aristocratici e in qualche gonfalone cittadino.
Secondo quanto riportato dallo scrittore Sarzi Amadè sull’uso di questo strumento c’è da credere che la vite era quindi potenzialmente coltivata anche nei dintorni di Milano. |
Chiesa SS. Pietro e Paolo, Ronchetto delle Rane, 1920
I Tre Ronchetti |
La zona fu chiamata, giustappunto, Tre Ronchetti, suddivisi in Ronchettone, Ronchettino e Ronchetto delle Rane. Un documento del XIV secolo definisce il primo Ronchetto Superiore, il secondo Ronchetto Inferiore. Il terzo è Ronchetto, semplicemente.
Ronchetto delle Rane è un illustre villaggio rurale di antichissima data. La decadenza degli edifici è palese, un po' ovunque si vedono portoni sbarrati e finestre con le persiane sempre chiuse. Un peccato, perché il borgo ha una sua storia, una sua eleganza e, sebbene oltre la metà delle abitazioni d'epoca sia inabitata, è ancora ben conservato. Una zona monumentale de facto, che mostra Milano com'era davvero. Qui, infatti, è ancora possibile vedere un villaggio rurale tipico del Milanese. L'unico, o uno dei pochi, che sia rimasto. È ancora completamente circondato dagli antichi canali, un vero e proprio ecomuseo rurale all'aperto. |
dettagli interno cascina del Ronchetto delle Rane, 1950
Ronchetto delle Rane |
Amadè osserva che non distante, attraverso la campagna si potrebbe arrivare all’abazia di Chiaravalle se solo il percorso fosse percorribile, se fosse attrezzato civilmente con cartelli indicatori e opportuni luoghi di sosta, sarebbe un bellissimo percorso di campagna. Si potrebbe andare da Gratosoglio a Chiaravalle sempre in mezzo al verde, passando per borghi antichi, quasi senza vedere una macchina. Si va da abazia ad abazia, perché anche Gratosoglio ne aveva una, oggi non più riconoscibile, nascosta, ma c'è.
Proprio in queste zone, intorno al Lambro meridionale, intorno al 222 a.C. dovevano già esserci diversi insediamenti umani, come sembra dal ritrovamento di alcuni reperti nel terreno della cascina Ranza (distrutta), nel territorio della poco distante Barona. La chiesa del Ronchetto delle Rane, di aspetto umile, riserva grosse sorprese. Sempre Amadè cita un testo del 1861 — dal titolo di Storia e descrizione delle chiese distrutte ed esistenti oggigiorno in Milano, Corpi Santi e dintorni – che chiama in causa un manoscritto conservato tutt'ora nell'archivio della chiesa di Sant'Eustorgio a Porta Ticinese: in questo testo si afferma che qui, in era antica e ancora pagana, sorgeva un tempio di Venere. Secondo altri documenti risalenti al XIV secolo, il tempio divenne, in epoca cristiana, prima un oratorio poi, pare intorno al VI secolo, una chiesa dedicata a San Pietro. I Longobardi si insediarono in queste zone intorno al VI secolo e tra loro il culto del santo era particolarmente diffuso; nella Milano di Ambrogio si preferivano altri martiri, come testimoniato dalle basiliche sorte già nel basso Medioevo. L'antico tempio dedicato alla dea, della bellezza divenne, con qualche ampliamento tra XVI e il XVIII secolo, la chiesa attuale. La chiesa contiene importanti tesori d'arte: pareti affrescate e, sulla controfacciata, un organo, il più antico di Milano che risale al 1748. La piccola chiesa, dal XVI secolo, è dedicata al culto non più solo di Pietro ma dei santi Pietro e Paolo e, citando le parole di Amadè, «viene da sorridere nel pensare che altrove a questi santi sono state dedicate grandi cattedrali mentre a Milano per loro c'è soltanto questa chiesetta, in mezzo a una campagna rimasta miracolosamente intatta». |
la stalla del Ronchetto delle Rane, 1950
Prime testimonianze |
Il Ronchettino, invece, si trova al di là di via dei Missaglia, accanto al capolinea del tram. Fra i Tre Ronchetti del quartiere Gratosoglio sembra l’unico ad aver goduto di un progetto di recupero anche se legato ad un privato. Infatti, la zona più bella esterna è occupata da un ristorante elegante, piuttosto quotato. Nonostante non sia sicuramente un reimpiego esemplare del patrimonio storico è pur sempre rivitalizzazione.
Il Ronchettino è formato da appena tre corpi, tre cascinette risalenti al XVI secolo, indicati dalle mappe e noti alla diocesi di allora. Il complesso è riconoscibile in una mappa del Catasto teresiano del ‘700 dove si vede un edificio posto su una lingua di terra delimitata da due rami di una roggia. Fontanili e rogge, rami secondari del Lambro Meridionale, irrigano i prati e gli arativi della campagna circostante. |
via Lelio Basso © https://blog.urbanfile.org/2020/07/03/milano-gratosoglio-il-borgo-antico-quasi-nascosto/
I cambiamenti nel tempo |
Nel successivo Catasto lombardo-veneto l’edificio è ancor più corrispondente all’attuale.
La posizione del fabbricato rispetto alla roggia e il suo profilo fanno pensare che originariamente avesse una funzione produttiva legata all’impiego dell’acqua. Questa ipotesi è avvalorata dall’identificazione nella mappa ottocentesca di alcuni edifici posti poco più a sud attraverso la scritta folle. Folla, infatti, è voce milanese per gualchiera e si riferisce alle macchine per la battitura dei panni, sempre collocate nelle immediate vicinanze di un corso d’acqua. |
Corpi Santi di porta Ticinese. Comune Censuario (1886-1887) © Archivio di Stato di Milano
Conclusioni |
È una delle rare aree pedonalizzate delle periferie milanesi; il tutto è stato legato tramite una sorta di piazza realizzata dall’architetto Cino Zucchi nel 2002, rivestita e pavimentata in mattoni di cemento, davanti alla quale c’è il capolinea del tram tre.
La piazza riesce a mettere in risalto una reliquia storica forse modesta, ma tanto più importante quanto meno ci si occupa delle periferie e se ne distrugga la memoria. Un ‘miniborgo’ che ci introduce al rapporto città-campagna. L'altra porzione, abbandonata per decenni, è oggi gestita dal centro sociale del quartiere GTA (Gratosoglio Autogestita) che si occupa di organizzare eventi ed essere di sostegno per la comunità del quartiere. Essendo un’organizzazione autogestita che si appropria illegalmente dell’edifico i problemi con le forze dell’ordine si sollevano facilmente. Mentre il rapporto con i giovani di un quartiere problematico dovrebbe essere considerato prioritario. Ma non è quest’anche un esempio di recupero, di “cura” e di cittadinanza attiva? |
antica osteria il Ronchettino
Bibliografia e sitografia |
|