Via Gratosoglio, 20142 Milano MI
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prospettiva del vecchio borgo dal ponte del Lambro, 1960
Contesto
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Gratosoglio, come tante altre zone periferiche di Milano, si presentava come uno dei minuscoli comuni fuori dai Bastioni. Quella era la zona dei Corpi Santi che comprendeva tutta la zona anulare intorno al centro di Milano, all’epoca una zona verde rigogliosa, una campagna inzuppata dalle risorgive, costellata da campanili e da ville, parchi e alberi secolari. Contemporaneamente la città necessitava di espandersi e la zona rurale suburbana risultava adatta soprattutto dalla rendita catastale dei terreni. Dopo l’unità d’Italia la città debordò e i Corpi Santi diventarono periferie.
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edificio a ringhiera sulle sponde del Lambro Maridionale
Immaginala così |
L’attuale zona era fino a poco tempo fa una delle più fertili d’Italia e senz’altro d’Europa proprio per la presenza di risorgive, fontanili e fossati che irrigavano i campi. Fino all’ultima guerra Gratosoglio era un bel paesino sperduto fra le marcite, immense proprietà dell’Ospedale Maggiore. Tutto vi era ben tenuto, curato, e particolarmente illeggiadrito da fiori.
Il Lambro non evitava l’abitato, come oggi, ma, limpido e ricco di pesci, movendo dalla cascina Santa Croce, che oggi non esiste più, s’incuneava tra le case, dov’è ancora un ponticello; quindi, passava davanti alla vecchia chiesa San Barnaba, formando una bassa cascatella, e si divideva in due tronchi. Nel mezzo sorgeva una casa denominata la “barchetta” per la forma, e alle spalle di questa il Cotonificio Cederna. Nel rustico dell’ex monastero, che al centro dell’abitato formava fino all’ultimo dopoguerra un cortile chiuso, in cui abitava il ricco affittuario, con tanto di cocchiere e cuoco-fattore. Dove sono ora presenti le scuole di via Arcadia c’era una vasta cascina, molto ricca di capi di bestiame, che in primavera venivano accompagnati in riva al fiume ad abbeverarsi. Presso l’attuale corso del Lambro, in via Gratosoglio 115, sorge la “Ca’ di mort”, una comune casa a ringhiera sul sito del cimitero in funzione dal 1786 al 1896. |
Retro fabbrica Cederna
Le origini |
Per Gratosoglio è passata la vera storia; in questo territorio, situato lungo il fiume Lambro Meridionale e sul tracciato dell’antica strada che collegava Milano a Pavia, i secoli non sono passati invano.
«Vess nassuu a Grattasoeui e battezzaa a Graffignanna» in milanese significa «essere un ladro nato». E così «andà a Grattasoeui» «andare a rubare». È il nome stesso del villaggio che suggerisce la locuzione. Si suppone che un certo «Grattasoeui» («Gratta-suola»: probabilmente aveva le scarpe logore) vi avesse posseduto qualche campo, cui sarebbe rimasto, il nome, poi passato all’abitato. È certo, inoltre, che nel Medioevo molte persone si chiamavano Gratosoglio. Una seconda ipotesi, quella più diffusa e amata, collega la storia di questo quartiere, ex borgo, con la venuta di S. Barnaba a Milano. Questi, secondo la leggenda, arrivò il 13 marzo del 51 d.C., donde la «festa del tredesin de marz», cara ai milanesi. Si crede che sia stato il primo a diffondere la religione cristiana a Milano, ed è anche considerato il primo arcivescovo. Durante i suoi viaggi avrebbe così peregrinato anche nelle campagne fuori Porta Ticinese, e qui, in un villaggio sul Lambro, forse per l’ospitalità ricevuta, forse per i terreni fertili, avrebbe esclamato: «O, grata soglia!». Secondo altri «O, grato sole!». Fatto sta che molti pagani si sarebbero convertiti, e avrebbero accettato, in segno di fede, che il nome da lui pronunciato rimanesse alle loro case. Secondo altri studiosi è del tutto infondata la “favola” di S. Barnaba che per la buona accoglienza ricevuta in questi luoghi avrebbe esclamato: «Ti saluto, o grata soglia». L’apostolo non sarebbe mai passato a Milano, e se anche vi fosse stato, a quel tempo l’italiano era ben lontano dal nascere. La fama di Gratosoglio venne più fondatamente dalla presenza, fin dal XII sec., del convento Vallombrosano, ordine monastico sotto la regola di S. Benedetto (Ora et laborat) fondato da S. Giovanni Gualberto, che qui seppero bonificare le terre periodicamente invase dal Lambro e irrigarle in modo assai produttivo con la tecnica della “marcita” da loro ideata. Se sia venuto San Barnaba a Milano, o addirittura a Gratosoglio, rimane comunque ancora un mistero. In ogni caso però la leggenda adombra origini antiche per il nostro territorio e nulla ci vieta di collegarla col primo Cristianesimo milanese che a Gratosoglio non sembra affatto leggendario. Infatti, durante i restauri del 1966 presso la Chiesa Rossa in Piazza Abbiategrasso, sono venute alla luce le fondazioni di una chiesa paleocristiana ed un bel tratto di mosaico del V secolo. Durante gli scavi sono stati individuati i muri di una piccola basilica a croce greca con un’abside semicircolare profonda, databile al II secolo d.C. Sempre a prescindere dalla tradizione di san Barnaba sappiamo che la zona di porta Ticinese abbonda di testimonianze protocristiane. Non è poi un caso, secondo lo storico Achille Barzaghi, che nella Chiesa Rossa – come anche in tutta l’area di Gratosoglio – ricorrano altri nomi di vescovi e santi tra i più antichi. Ad esempio, uno dei tre altari della Chiesa Rossa è dedicato a San Dionigi, uno dei primi vescovi della città ed un altro a Santo Stefano, il primo martire. Come verrà approfondito in seguito, il documento più antico che arriva a noi oggi in cui viene nominato Gratosoglio è l’atto di permuta di alcune terre nei pressi della baxilica ad fonticulum, la Chiesa Rossa. Sembra evidente che pur se il primo documento risale al 988, una vita organizzata doveva essere presente nel territorio da molto prima, tant’è vero che alla data suddetta la Chiesa Rossa, Sancta Maria ad Fonticulum, era già basilica, con solide basi economiche non certo create nel giro di pochi anni: la chiesa doveva quindi esistere da lungo tempo. Dopo il 988 troviamo qualche notizia in più. Nel 1044 troviamo nominato Gratosoglio in un atto di compravendita e in un atto del 1130 viene documentata l’esistenza dell’antica Chiesa di San Barnaba Vallombrosana che dai documenti viene dimostrata la notevole acquisizione di prestigio ed importanza dei monaci di questa chiesa, tanto da poter “competere” coi loro confratelli di Morimondo e Chiaravalle. Come già accennato pocanzi San Barnaba non era l’unico monastero presente sul territorio di Gratosoglio ma conviveva con la comunità di Benedettine in Chiesa Rossa. |
Mappa satellitare di Gratosoglio prima e dopo la costruzione del quartiere residenziale
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I due monasteri, insieme ai Tre Ronchetti, designano un territorio celebre al resto della città per il suo valore economico e sociale, costellato di fatti importanti e tutti collegati alla presenza del Lambro e in generale dall’abbondante presenza di acqua. È evidente come questo elemento sia un filo che lega tutti gli evidenti accaduti nel corso dei secoli: dalla fondazione della Chiesa Rossa e dei monasteri, all’allagamento di Fonteggio per fermare l’avanzata verso Milano di Federico II, ai successivi insediamenti industriali, quali la Risiera Gariboldi alla Cascina Santa Croce, dalla Cartiera Binda alla Conca Fallata e il Cotonificio Cederna. Le stesse storie su Barnaba, del resto, non mancano di nominare il Lambro.
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"La barchetta" borgo di Gratosoglio
Dalla Rivoluzione Industriale ad oggi
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Un altro periodo fondamentale per la storia di Gratosoglio è quello dalla Rivoluzione Industriale che, come dice il lo scrittore Achille Barzaghi, «quasi irrompe nella tranquillità campestre del quartiere».
Nel 1857 veniva fondata sulle rive del Naviglio Pavese, la grandiosa e moderna cartiera Ambrogio Binda e qualche anno dopo anche il Cotonificio Cederna. Era già cominciata quindi la ricerca di spazi da assegnare alle nuove attività produttive legate all’industria e alla produzione in serie che prediligeva luoghi vicino ma fuori le mura del centro città e soprattutto, come detto prima, vicino fonti d’acqua. La Seconda guerra mondiale vedrà poi sfollati a Gratosoglio molti milanesi, in fuga dalla città per i bombardamenti del 1943. Tra l’altro Gratosoglio, da Ronchetto a Stadera, fino al Ticinese, parteciperà poi attivamente alla Resistenza e ciò è testimoniato dal gran numero di lapidi commemorative esistenti. Al 1946, invece, risale l’inaugurazione della nuova chiesa di s. Barnaba, non lontano dalla prima di cui, oggi, rimane lo scheletro. Fino agli anni 60’ si dice che Gratosoglio rimanga addormentata in un grande sonno. Sorgerà, infatti, in prossimità del borgo originario, e proprio sui terreni appartenuti un tempo al monastero, un importante quartiere di edilizia residenziale pubblica, il quartiere che conosciamo noi oggi. A questo punto Gratosoglio si trova di fronte ad un brusco cambiamento, non solo urbanistico, ma anche sociale ed economico, di vastissima portata. (per continuare a leggere la storia su Gratosoglio leggi Il progetto urbanistico BBPR e le torri bianche) |
il ponte sul Lambro Meridionale
Bibliografia e sitografia |
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