PIAZZA SENZA NOME
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Contesto
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Nel cuore del quartiere Gratosoglio, nel labirinto di casoni tutti uguali, si erigono otto torri bianche in stile razionalista, semplici e squadrate, ma pochi sanno che valore abbiano. Probabilmente neanche chi ci abita conosce la storia e gli autori che hanno progettato questi edifici monumentali. Si tratta dello studio di architettura BBPR (Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers) lo stesso che ha progettato la famosa Torre Velasca in zona Missori in centro a Milano.
Le torri bianche hanno il potere di essere diventate il simbolo del quartiere, sarà per la loro imponenza o per i loro contrasti tra pieni e vuoti, comunque sia, piacciano o non piacciono, sono l’immagine di Gratosoglio e per questo da valorizzare. |
a sinistra Torri Bianche di Gratosoglio, a destra Torre Velasca, Milano © Civico Archivio Fotografico, Comune di Milano.
Il principio |
Tra il 1962 e il 1965 l’Istituto Autonomo Case Popolari (IACP) realizza quattro grandi interventi residenziali – Chiesa Rossa, Gratosoglio, Rozzano, Missaglia – localizzati nell’estrema periferia sud della città e attestati lungo la direttrice di viale Missaglia, antico percorso per Pavia, antecedente al Naviglio Pavese, trasformato in strada urbana di scorrimento. Il rapporto tra la città e tali insediamenti è basato sulla logica del “quartiere autosufficiente”; essi formano infatti dei nuclei di espansione verso sud, isolati dalla città, a cui più tardi si accosteranno ulteriori espansioni di iniziativa privata che non riusciranno mai però a dare un carattere unitario allo spazio urbano. Il Gratosoglio è uno dei quartieri più periferici e di maggiori dimensioni.
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© Fondazione Isec (Istituto per la storia dell'età contemporanea)
Il progetto |
Il progetto originale del Gratosoglio, partito nel 1953, prevedeva un quartiere satellite e autogestito. Esso era stato redatto collocando il “centro” del quartiere, su cui convergono le maggiori attività di carattere commerciale ed amministrativo – presenti sotto le torri –, all’esterno dell’area ed allineandolo lungo la via Missaglia – mentre le zone interne sono riservate alle scuole ed alla chiesa – allo scopo di attrarre anche utenti esterni al quartiere. Inoltre, il numero dei locali commerciali non era stato fissato ma poteva essere aumentato a piacere, nel tentativo di stabilire un legame territoriale che potesse fare da contrappeso ai limiti impliciti del quartiere autosufficiente. Alla base delle torri oltre ai locali commerciali sono presenti piazze “sociali” con zone d’incontro e locali finalizzati alla vita cittadina.
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© Fondazione Isec (Istituto per la storia dell'età contemporanea)
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Una prima proposta prevedeva edifici prefabbricati a lama alti 60 metri, disposti in modo da formare delle quinte analoghe a dei redents, onde ottenere una maggior disponibilità di spazio per il verde e le attrezzature di servizio (scuole, asili, centro civico, strutture commerciali), che avrebbero dovuto costituire, unitamente ad una rete di percorsi pedonali coperti da pensiline, il “tessuto connettivo” di tutto il quartiere. Questo progetto aspirava a raggiungere un rapporto rigoroso tra costruito e forma dello spazio aperto, perseguendo una concezione dello spazio urbano con una chiara impronta razionalista.
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© Fondazione Isec (Istituto per la storia dell'età contemporanea)
La scelta dell'impianto urbanistico
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Il progetto definitivo è stato poi diverso, articolato in due tipi insediativi: un nucleo di otto edifici a torre alti 56 metri, situato al centro del quartiere e attestato su viale Missaglia; un sistema di edifici da dieci piani in linea, collocati a corona attorno a tale nucleo.
Per tutti gli edifici di abitazioni a dieci piani si sono impiegati sistemi di prefabbricazione pesante (sistema Camus nella zona nord, sistema Coignet nella zona sud). Le caratteristiche dell’impianto urbanistico derivano dalla preesistenza del vincolo tecnologico e tipologico con le imprese costruttrici dei prefabbricati. Pertanto, i progettisti sono stati obbligati a adottare uno schema distributivo obbligato e semplicistico. Optarono per una disposizione degli edifici impostata su un orientamento diagonale rispetto via dei Missaglia (che si svolge secondo l’asse nord-sud) in modo da affacciare i soggiorni verso sud-est o sud-ovest e i servizi verso nord-ovest o nord-est. I BBPR scelgono di applicare un rigoroso criterio basato sulla corretta esposizione secondo l’asse eliotermico. Il quartiere segue così una trama ruotata di quarantacinque gradi, la cui monotonia è mitigata dall’andamento sinuoso della viabilità secondaria. |
Inaugurazione Gratosoglio © Archivio Storico Intesa San Paolo
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Gratosoglio 1960 - 70 © https://blog.urbanfile.org/2020/07/03/milano-gratosoglio-il-borgo-antico-quasi-nascosto/
Forma e funzione
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Inoltre, la distribuzione di quest’ultimi edifici prefabbricati, vincolati nell’altezza e nelle tipologie degli alloggi, e dal modulo composto da una scala e da due appartamenti, è stata studiata in modo da offrire, a chi percorre la via interna, una serie di visuali variate e sempre aperte verso l’esterno nelle quattro direzioni in modo che sia sempre percepibile, attraverso ampi varchi, lo spazio circostante.
“Questa cura di sottolineare, con gli strumenti di ordine spaziale, le intenzionalità di ordine più complesso di organizzazione territoriale, non pretende di sostituire organizzazioni funzionali carenti con mezzi puramente formali, bensì di predisporre la forma del quartiere in modo aperto alle future integrazioni funzionali e formali”. - Ludovico Belgiojoso |
Planimetria torri bianche BBPR
Le Torri Bianche |
Le coppie di torri del centro si basano su di una planimetria tipo, usata nelle due versioni una speculare all’altra. La base delle torri nella quale sono ricavate le attrezzature commerciali era poi variamente risolta in relazione alle specifiche esigenze conseguenti al posizionamento nel centro.
La pianta delle torri consente un efficace riscontro d’aria in tutti gli alloggi (5 per piano): la loro forma articolata realizza un accordo volumetrico e di chiaroscuro con gli altri edifici del centro. I servizi di carattere collettivo non vanno intesi soltanto in senso restrittivo, ma nel senso più esteso; è noto come "lo spazio del soggiorno possa essere più o meno ridotto quando gli utenti possono disporre di spazi di uso comune al di fuori del proprio alloggio" (L. Belgiojoso). Nello stesso modo, una disseminazione nel cuore degli edifici di locali comuni attrezzati a nido d’infanzia o a gioco per bambini può costituire un utile ausilio alla vita familiare. Un altro punto importante è quello di consentire, attraverso la flessibilità interna degli alloggi, la possibilità di adattarne l'organizzazione alle differenti composizioni familiari. È interessante la loro soluzione planimetrica, dove cinque unità residenziali, di dimensioni e taglio differenti, si dispiegano da un nucleo centrale contenente le scale e quattro ascensori. Indipendentemente dal taglio, tutti gli appartamenti ruotano attorno ad un soggiorno-pranzo particolarmente allungato (e per questo, secondo gli autori, più sfruttabile) che termina con una terrazza quadrata posta nell’angolo. Il rapporto con la strada è mediato dal basamento che contiene alcuni dei servizi del quartiere. Il sistema strutturale è costituito da un nocciolo centrale e da un involucro perimetrale resistente in elementi prefabbricati in calcestruzzo. Il primo centrale contiene ascensori, scale, montacarichi e sistema distributivo; attorno ad esso si sviluppano i blocchi quadrangolari degli alloggi la cui disposizione configura un impianto “polilobato” che conferisce un certo dinamismo al volume architettonico. L’assenza di pilastri aumenta le possibilità di articolazione dello spazio interno mentre il volume architettonico è reso plastico dall’alternarsi di pieni e vuoti dovuti all’incastro dei balconi, interpretati come piccoli prismi in muratura sospesi nel vuoto. |
Planimetria e modello del quartiere Gratosoglio, studio BBPR
Conclusioni |
Nel tentativo di evitare ogni decorativismo e ogni altro palliativo per nascondere la dimensione di un intervento edilizio destinato a ben 20.000 abitanti, i BBPR ricercano «nuovi valori architettonici, tipici del disegno urbano, senza timore di usare anche della costante ripetizione di elementi di serie come fattore di caratterizzazione»: anche la grandiosità e l’imponenza possono diventare, almeno nelle intenzioni dei progettisti, fattori qualificanti.
La figura complessiva del quartiere risulta fortemente caratterizzata dalle torri che nel territorio circostante risultano dei landmarks che marcano l’ingresso alla città. Meno convincente risulta invece la sequenza di vedute incanalate in obliquo determinata dagli edifici a lama anche se essi conformano lo spazio con un grado accettabile di ordine. Con gli anni 80’ ogni sogno di realizzare un progetto così avanguardistico è andato sfumando, tra criminalità e malagestione. L'iniziale vivibilità scomparve e trasformò, per molto tempo, Gratosoglio in un tipico quartiere dormitorio, emarginato dal resto della città e con un tessuto sociale deteriorato. |
Bibliografia e sitografia |
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