Via Achille Feraboli, 39, 20142 Milano MI
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Contesto
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Tra edifici di costruzione recente, incastonata e quasi nascosta, è presente quel che resta di un’antica abazia. Siamo all’angolo tra via Gratosoglio e via Feraboli. L'aspetto del complesso originale esiste ancora ma i connotati che lo caratterizzavano sono stati gravemente rimaneggiati e danneggiati.
Il complesso nel Gratosoglio era composto da una cascina a corte quadrata, dove probabilmente abitavano e lavoravano, insieme agli animali, i frati laici dell’ordine; la chiesa, a navata unica con quattro cappelle, e una canonica, ossia il luogo dove alloggiavano i monaci. La chiesetta non è poi così piccola, risulta alta almeno tre piani, il che per un edificio religioso in mezzo alla campagna non è poco. |
Abazia di Gratosoglio (1910-1920) © Civico Archivio Fotografico, Comune di Milano.
I monaci Vallombrosani |
Si tratta nello specifico di un’abbazia Vallombrosana piuttosto nota a Milano e a Roma ai suoi tempi. Quest’ultima, è una celebre congregazione di monaci benedettini fondata da san Giovanni Gualberto nel 1039, che prende il nome dalla località di Vallombrosa in Toscana. I monaci vallombrosani erano grandi studiosi di scienze naturali, di agricoltura, selvicoltura, medicina e scienze ospedaliere. È tra loro, per esempio, che studia il giovane Galileo Galilei. Possono essere definiti degli ecologisti-ambientalisti ante litteram, perché da sempre sensibili alla tutela della natura, apprezzata come “il creato”; i monaci, secondo la regola, non lavoravano, si dedicavano solo ad attività religiose e allo studio; per tutto il medioevo furono i maggiori esperti di botanica. I frati abitavano in luoghi separati da quelli laici, addetti ai lavori manuali. Nel caso del Gratosoglio, stavano nella canonica dei tre archi.
La vera domanda da porsi è perché i monaci vallombrosani scelsero proprio il Gratosoglio, allora luogo di paludi e boschi, per fondare un’abbazia nell’XI secolo, per andarsene solo a seguito dell’invasione napoleonica? Molto probabilmente lo stanziamento della congrega in questo luogo è dovuto proprio alla sua celeberrima natura rigogliosa, ricco di pesci, di rane, di campi fertili, di limpide acque sorgive (nelle vicinanze: Chiesa Santa Maria alla Fonte e Borgo Ronchetto delle Rane) e a quanto dicono molti studiosi, celebre in tutta Italia ed Europa. Il borgo era ed è tutt’oggi attraversato dal fiume Lambro Meridionale, che proprio davanti all’abazia formava una cascatella. “Lambro” è una parola greca che significa lucente, dal greco λαμπρως, lampròs. E che anticamente lo fosse davvero, lo conferma il detto milanese ciar com ‘el Làmber, limpido come il Lambro. All’inizio del XVI secolo, Antonio de Beatis, segretario di un cardinale, spiegò invece come “giunti al Lambro nei pressi di Monza, questo era fangosissimo, in antitesi con il suo nome”. Quindi, il detto milanese con tutta probabilità si riferiva unicamente al Lambro Meridionale, che nasceva dai copiosi fontanili esistenti allora, per congiungersi al Lambro presso Sant’Antangelo Lodigiano. In epoca recente, il fiume è stato deviato di una cinquantina di metri. Più in là ed è ancora visibile, ma ricevendo le acque dell’Olona, il fiume più inquinato e maleodorante d’Italia, si può immaginare quali miasmi si respirino in questo ex angolo del paradiso. Né da parte del proprietario, né da parte della curia, tantomeno dal comune, vi è stata attenzione. Come in molte altre occasioni, si è lasciato che il patrimonio storico della città andasse tranquillamente alla malora. Notevole l’assenza delle istituzioni culturali della città. |
Facciata della ex Chiesa di San Barnaba, Abazia di Gratosoglio oggi © https://blog.urbanfile.org/2020/07/03/milano-gratosoglio-il-borgo-antico-quasi-nascosto/
Documenti d'archivio |
Il primo documento che testimonia la presenza di un monastero in località Gratosoglio risale al 1130. Con questo atto, oggi conservato presso l’archivio del comune di Concorezzo, Ariprando del fu Giovanni e sua moglie Gisla nel settembre di quell’anno legavano una parte dei loro beni ad alcuni enti ecclesiastici, tra i quali si annoverava il monastero del Gratosoglio (monasterio de Gratosolia). Sembrerebbe che già da quell’anno l’ente godesse di una certa notorietà a livello locale, tale da renderlo oggetto di legati.
Il Gratosoglio, toponimo che la leggenda vuole legato ad un’esclamazione di san Barnaba, è inquadrato come luogo ideale per una fondazione monastica. Questo, infatti, distava solo quattro chilometri, verso Sud, dalla città e sorgeva in un luogo ove era facile rifornirsi d’acqua e vicino a due importanti assi viari, la strada Mediolanum-Ticinum e la Vigentina (sua variante). In base a ciò che è arrivato a noi oggi non si ha un preciso valore documentario sulla fondazione del monastero a Gratosoglio e alla sua appartenenza alla giovane riforma vallombrosana. Mentre alcuni storici si sono sempre impegnati a datare la fondazione del cenobio, altri hanno discusso sulla data di ingresso di esso nella congregazione, quasi ammettendo implicitamente che il chiostro milanese fosse stato rilevato dai Vallombrosani e non da essi fondato. Allo stato attuale della ricerca è solo possibile registrare la presenza di un nucleo di uomini dediti alla vita cenobitica che tra il 1130 e il 1148 avevano raggiunto una propria stabilità sul territorio e ai quali guardavano con favore alcuni nuclei familiari. In definitiva, il Gratosoglio fu probabilmente fin dalla sua origine in comunione con gli ideali gualbertiani, ma il suo accorpamento effettivo alla famiglia gualbertiana avvenne probabilmente tra gli anni Quaranta e Cinquanta del XII secolo, quando si riordinarono con cura tutte le dipendenze della casa madre e si avviò la definizione delle modalità di governo dell’Ordine. Ecco perché soltanto ventitré anni dopo il primo documento ad oggi conosciuto che ne attesta l’esistenza si ha la conferma della dipendenza istituzionale dalla casa madre toscana. |
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Abazia di Gratosoglio oggi © https://blog.urbanfile.org/2020/07/03/milano-gratosoglio-il-borgo-antico-quasi-nascosto/
Il passaggio di proprietà
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Esistono documenti che testimoniano gli scambi economici e la vitalità del chiostro come l’atto datato 1169 che evidenzia per la prima volta l’esistenza al Gratosoglio di tale categoria di confratelli e suggerisce la capacità attrattiva esercitata dal monastero sulle coscienze dei laici.
Il cenobio crebbe in quegli anni usufruendo dell’appoggio prestato dai laici, dei rapporti con il clero secolare e della fama di cui la riforma gualbertiana ancora godeva, non solo a livello etico-religioso, ma anche per la qualità della sua amministrazione patrimoniale. Fu probabilmente questa posizione a determinare l’esigenza di dare nuova espressione alla vita regolare, per cui, a partire grosso modo dal 1090, si dovettero realizzare alcuni lavori di ampliamento e ristrutturazione che interessarono il monastero e, soprattutto, la chiesa. Dalla seconda metà del Duecento le proprietà terriere e i legnami dello spazio silvestre non erano le uniche forme di sostentamento e investimento della comunità. I religiosi si erano dedicati alla gestione delle acque e delle macchine idrauliche (mulini e folle per la produzione della carta). Tra la documentazione è sicuramente da segnalare un accordo stipulato nel 1352 in cui viene menzionata la costruzione di due folle per fabbricare papiro all’interno del mulino. Tale genere di attività era ancora in auge venti anni dopo, quando un altro mulino del Gratosoglio fu convertito in folla da carta. Nel 1545 Paolo III decretò la fine dell’Ordine di Vallombrosa, i Vallombrosani abbandonarono definitivamente il Gratosoglio, e nel 1547 il chiostro passò ai Carmelitani della Congregazione di Mantova. |
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Le ultime testimonianze |
Intorno al 1600, con l’approvazione di papa Clemente VIII, venne ceduta la chiesa e il monastero al terz’Ordine francescano, che lì risiedé fino alla soppressione di Giuseppe II del 1782. La chiesa fu eretta in parrocchia l’anno successivo e i beni passarono in proprietà all’Ospedale maggiore di Milano. Il titolo abbaziale sopravvisse almeno fino al periodo napoleonico quando, nel maggio 1797, secondo quanto riportato nelle Memorie di Religione stampate a Modena nel 1834, ne godeva monsignor Paolo Silva, il quale chiese, senza ottenerlo, che il Gratosoglio, dal quale derivava la maggior parte delle sue entrate, non venisse venduto. La parrocchiale intorno alle fine del XIX secolo era già passata alla nomina regia e nel 1906 fu quindi eretta in prepositura (l'ufficio o la sede del preposto parroco) e venne interamente ricostruita agli inizi degli anni Trenta del Novecento.
Lo studioso Raffaele Bagnoli nel 1942 scriveva: «i malanni causati dal tempo si son con tanto accanimento accumulati sulla vecchia compagine cenobitica intristendola a tal punto che non ha quasi più la forza di rievocare l’immagine dei suoi tempi migliori». Segnalava inoltre, a proposito dello stato della chiesa, che essa era così malandata da non meritare un restauro. Il cardinal Schuster nel 1946 scriveva, preoccupato, nel suo Monasticon: «è da prevedersi che gli antichi edifici medievali dei monaci vallombrosani verranno senz’altro distrutti». Non fu del tutto vero, ma oggi soltanto alcuni muri perimetrali e pochi altri avanzi testimoniano la presenza dell’antica fabbrica abbaziale. Della disposizione interna della chiesa vallombrosana sappiamo soltanto da Goffredo da Bussero che verso la fine del secolo XIII vi era un altare dedicato a san Benedetto. A Giorgio Giulini dobbiamo l’informazione circa la presenza di un affresco raffigurante la Vergine e Santi, tra cui un santo vallombrosano, che lo stesso storico riconduceva a Giovanni Gualberto, dipinto di non meglio nota natura, datato grosso modo al secolo XIV. Carlo Ponzoni nel 1930, descrivendo la chiesa la indicava larga 25 metri ed alta 15 e ricordava che all’interno si trovava un affresco molto rovinato e trasportato su tavola a destra dell’altar maggiore, probabilmente lo stesso ricordato dal Giulini. Dell’epoca vallombrosana era visibile una porzione di finestra a tutto sesto in cotto centinata, mentre la parte del monastero era stata riutilizzata come canonica. Sempre Ponzoni descriveva la chiesa come risultato dei rimaneggiamenti barocchi dovuti ai Carmelitani e ai Francescani, segnalando specialmente la presenza di una cappella della Madonna del Rosario con pitture incorniciate a stucco. Le altre cappelle erano state abbattute nel 1915 per ampliare lo spazio della navata e allo stesso tempo si era sostituito il soffitto a capriate con uno in muratura. Ponzoni ricordava un podere ancora oggi denominato Vallombrosa prossimo alla chiesa e concludeva: «quando ogni ricordo sarà ingoiato dalle nuove costruzioni già in progetto solo questo nome resterà a ricordare nel tempo i vallombrosani fondatori della vetusta basilica di Gratosoglio». |
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Abazia di Gratosoglio ricostruzione© https://blog.urbanfile.org/2020/07/03/milano-gratosoglio-il-borgo-antico-quasi-nascosto/
Conclusioni |
Nel 1963 la chiesa venne ceduta al comune per la costruzione del vasto quartiere popolare ALER.
Non c’è stato alcun riguardo per questi monumenti che li si è lasciati devastare. Le abitazioni operaie che circondano l’abbazia sono state costruite dal cotonificio Cederna, aperto nel XIX secolo e ancora esistente. Bisogna immaginarla ancora con la facciata dipinta a fasce colorate recante la statua lignea di San Barnaba con all’interno le quattro cappelle che fiancheggiavano la navata. L’area, poi passata con una permuta al cotonificio Cederna, nel 1943 venne riservata alla costruzione di case per i dipendenti e gli operai, distruggendo però le cappelle e i cunicoli sottostanti. Dall’introduzione del testo Le chiese di Milano, ricordiamo le parole dello studioso Carlo Ponzoni: "Pure chi ama la propria casa non cura solo il mobile di stile ma anche il gingillo che gli sta sopra; così se al Milanese è sommo vanto il possedere nel Duomo una delle meraviglie del mondo, non torna discaro volger l’occhio e l’interessamento alla piccola chiesina che par buttata là a caso fra mezzo l’abitato o tra il verde dei prati. Una cosa almeno hanno in comune: l’appartenerci. E, se son cosa nostra, curiamocene". |
Bibliografia e sitografia |
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